REWIND - PEPPE ORLANDO: "IN QUEGLI ANNI LA PAGANESE ERA COME UNA FAMIGLIA. IL RICORDO PIÙ BELLO? IL GOL NEL DERBY!"
Per tre stagioni è stato l’idolo della tifoseria azzurrostellata. Definito centravanti sfondareti, è passato alla storia come uno degli attaccanti più prolifici della storia della Paganese. Tanto che, negli anni, quando si vuole rimarcare l’assenza in squadra di un attaccante con il fiuto del gol, c’è sempre chi dagli spalti esclama storia alla mano: “Ci vorrebbe uno come Peppe Orlando”. Con 19 reti nel campionato 1991/1992 contribuì alla promozione della Paganese, gol impressi in maniera indelebili nella mente dei veri maniaci azzurrostellati. Sette le reti messe a segno nel campionato 1990/1991, il primo con la maglia della Paganese, e dieci nel 1994/1995.
Come arriva Peppe Orlando a Pagani?
"Giocavo a Paestum, vicino casa mia. Santosuosso conosceva Ricciardi e gli fece il mio nome. Comincia così la mia avventura con la Paganese".
L’emozione più bella di quegli anni?
"Il derby con la Nocerina vinto per 2-0. Segnammo io e Mimmo Scala: era un derby sentitissimo. Vivevi la passione, respiravi l’aria del derby per tutto il campionato, la rivalità, il senso di appartenenza lo avvertivamo anche noi in campo. Resta un’emozione unica. Poi c’è un altro ricordoimportante: la vittoria a Cava de’ Tirreni, segnai due gol e da lì partì la cavalcata vincente".
E se dovesse scegliere: qual è il gol più bello di quegli anni?
"Sceglierei proprio quello contro la Nocerina per come riuscii a coordinarmi e a segnare di sinistro. Ma c’è pure uno dei due gol segnati a Cava che resta nel cuore".
Il rapporto umano più bello di quel periodo?
"Calciatori e dirigenza eravamo una grande famiglia. C’era un forte legame che univa noi calciatori, mister Ricciardi e la famiglia Iacuzio. Io spesso restavo a mangiare a dormire a casa Iacuzio. Il clima familiare è importantissimo: per Raffaele Iacuzio noi eravamo figli, non calciatori".
Il rapporto con la città?
"Erano anni in cui lo stadio si riempiva. Pagani vive di calcio: è lo sport principale. Ricordo uno stadio con tre/quattromila persone ogni domenica. Oggi, invece, vedo le immagini in tv e mi rendo conto che gli spettatori sono pochissimi. Si viveva con passione l’attaccamento alla squadra e questo legame passava anche a noi calciatori che sentivamo la passione e l’entusiasmo del pubblico.Ricordo campi pieni zeppi di nostri tifosi sempre: anche fuori casa sembrava di giocare al “Torre”, la tifoseria ci seguiva in massa"
Da quanto tempo manca al “Torre”?
"Sono stato allo stadio tre anni fa, a vedere qualche allenamento, quando c’erano Belotti e Fusco, nelcampionato in cui non c’erano retrocessioni. E ricordo che quello fu un campionato anonimo, senza stimoli. Però seguo sempre le sorti della squadra, anche a distanza, tra tv e giornali. Anche quest’anno sto seguendo da lontano il campionato"
A proposito di quest’anno: che consigli darebbe Peppe Orlando a questa Paganese?
"Questo è il momento in cui si deve stare il più vicino possibile alla squadra. È importante che la Paganese sia sempre un punto di riferimento per la città e per tutti. Nel calcio esistono momenti positivi e negativi; conta stare vicino alla squadra e pensare positivo. È facile mostrare vicinanza quando le cose vanno bene. La serie C è una categoria importante ed è necessario che il pubblico e la stampa siano vicini alla Paganese anche in un momento delicato".
Barbara Ruggiero
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