A BOCCE FERME: DI NUOVO UN TRIO IN VETTA. IL FOGGIA NON MOLLA E RINASCE IL COSENZA
E' di nuovo bagarre in vetta al termine della seconda giornata di ritorno del girone C di Lega Pro. Juve Stabia e Lecce regolano Melfi ed Akragas in trasferta mentre il Matera fallisce il suo appuntamento fuori dalle mura amiche, impattando a Pagani, e si fa raggiungere dalla due contendenti. In coda, invece, la Vibonese resta ultima ma, Messina a parte, nessuna ne approfitta per completare l'allungo verso posizioni migliori.
Contro le Vespe, i normanni non hanno demeritato cedendo con l'onore delle armi. La Juve Stabia, non al top per le condizioni non esaltanti di diversi singoli, ha prevalso con la forza del cinismo e dei nervi, controllando senza patemi la reazione d'orgoglio avversaria. Segnali tuttavia incoraggianti sulla strada di un protagonismo che già c'è ma che dovrà essere mantenuto fino alle battute finali del campionato per sognare un obiettivo importante. Per i gialloverdi, reduci da cinque sconfitte consecutive dopo un picco autorevole di risultati positivi, la lunga sosta invernala capita a puntino. Andrà via Maurizio Lanzaro e forse lo rimpiazzerà Samuele Romeo, in arrivo da Mantova. Bene anche il Foggia che, dopo l'era dei flop e delle contestazioni, centra la terza vittoria nelle ultime quattro gare e si rilancia alla grande senza perdere neanche terreno nei confronti delle tre battistrada. Vincere, e in scioltezza, con un Siracusa in salute, non era facile. E testimonia la risurrezione dei satanelli, che ora devono solo trovare la quadratura completa con l'ingaggio di una punta. Su tutti c'è Matteo Di Piazza, ora al Vicenza. Siamo praticamente ai dettagli. Ma non finirà qui, perché i fratelli Sannella non vogliono lasciare nulla di intentato. Chiudere bene il 2016 era fondamentale per non allungare la forbice con le tre dirette rivali, che corrono e che difficilmente bucano almeno due partite consecutive. Come il Melfi, anche l'Akragas esce tutt'altro che ridimensionato dalla gara col Lecce. E, anzi, soprattutto nel primo tempo avrebbe potuto indirizzare più di una volta la partita in maniera benigna. E' storia nota che ai Giganti manchino proprio freddezza e imprevedibilità negli ultimi 16 metri, peculiarità che invece il Lecce ha, anche in virtù della maggiore qualità di qualche suo riferimento offensivo. Non è un caso che i giallorossi abbiano sfruttato le uniche due chance nitide avute nella ripresa, con Caturano e Pacilli, portando il risultato a casa addirittura in 10. Mentre i siciliani devono mordersi le mani per un penalty fallito da Palmiero sullo 0-1. Serve un attaccante vero a Lello Di Napoli e c'è l'idea Valerio Anastasi, in forza al Catania. Ma piace anche Fabio Longo della Frattese, seppur ci sia il Modena alle calcagna e anche la stessa Paganese ci abbia fatto tempo fa un pensierino. Si vedrà.
Il Cosenza mantiene la quinta piazza, andando a demolire a domicilio il Taranto. E non si può dire che la scossa derivante dal cambio tecnico (via Roselli e fiducia al vice Stefano De Angelis, vedremo quanto a tempo) non abbia prodotto qualche effetto. La squadra ha risposto con grande autorevolezza. Segno, forse, che qualcosa andava fatto. Non irresistibile, invece, la Virtus Francavilla che il Catanzaro ha messo spesso alle corde al Ceravolo nonostante l'alibi, non di poco conto, derivante dalle assenze di De Angelis e Triarico e dalla scelta di Calabro di tenere in panchina Nzola a titolo precauzionale. Fatto sta che i giallorossi, peraltro sfortunati con un palo colpito da Cunzi nel primo tempo, sono usciti tra gli applausi del proprio pubblico, col Francavilla che ha provato ad operare qualche buona ripartenza senza però mai pungere. Tuttavia i pugliesi, in perfetta media inglese da cinque gare, sono ormai la vera favola di questo girone pur col benefit di un discorso tecnico-tattico coerente che dura da anni e che sta premiando programmazione e visione lunga del club.
Continua anche la serie positiva della Fidelis Andria, che dura oramai da 13 partite. Gli azzurri, dopo la sconfitta interna di inizio ottobre col Monopoli, hanno racimolato nove pari e quattro successi, risultando a tutt'oggi la squadra che ha impattato di più nel girone con 11 pareggi. Affrontare un gruppo come quella di Favarin, che imposta i suoi concetti tattici sull'aggressività e sulla marcatura ossessiva, non è mai facile. E il Catania giovedì se ne è accorto, non riuscendo ad andare oltre lo 0-0 al Massimino. La zona play-off, oltre che da Siracusa e Catania, è poi completata dal Fondi, che ha avuto la meglio in casa sulla Vibonese. Un esito che poteva essere scontato alla vigilia anche se, sul campo, i calabresi hanno reso la vita difficile ai laziali uscendo sconfitti probabilmente in maniera immeritata. Un salto quantico lo ha poi fatto la Casertana, andando a vincere a Monopoli. Un successo fondamentale perché consente ai Falchetti di agguantare in classifica proprio i biancoverdi e di essere, almeno per ora, l'outsider più convicente per entrare nella parte sinistra della graduatoria, anche se la lunga inattività agonistica (si riprenderà il 21 gennaio e i rossoblù se la vedranno proprio con la Paganese nel derby del Pinto) potrà cambiare molte gerarchie e smussare certezze già acquisite.
A Messina, il derby dello Stretto resterà nei libri di storia non solo per le statistiche (i peloritani vincono finalmente con la Reggina dopo tre ko consecutivi, comprese la doppia sfida play-out di due stagioni fa e la gara di andata al Granillo). Ma anche per alcuni spunti di cronaca extracalcistica. Partiamo dal dopo-partita: il Messina vince all'inglese dopo un match senza storia (Reggina mai pervenuta e siciliani sempre padroni del campo seppur concreti soltanto negli ultimi 15 minuti) ma, fuori dal Franco Scoglio, il pullman degli amaranto prende fuoco mentre guadagna la strada verso il porto. Il tecnico Karel Zeman parla senza mezzi termini di squadra aggredita in campo e fuori e, più implicitamente, di bus evidentemente vittima di una manipolazione atta a creare la tragedia. Il presidente del Messina, Natale Stracuzzi, risponde invece a stretto giro minacciando querele. A gettare benzina sul fuoco è poi l'attaccante giallorosso Demiro Pozzebon, che rivela candidamente: "Li abbiamo menati a partire dal sottopassaggio". Salvo poi fare retromarcia specificando che a Roma, la sua città natale, per "menare" si intende l'espressione di un atteggiamento rabbioso, carico, che avrebbe dovuto intimorire gli avversari. Più descrittiva l'analisi del presidente della Reggina, Mimmo Praticò, che parla di 15 secondi interminabili, col gruppo impaurito e scampato al rogo soltanto grazie all'apertura abbastanza celere delle porte. Quando il calcio diventa troppo spesso il brodo di coltura per personaggi che non saprebbero come sfogare diversamente frustrazioni personali e squilibri socio-culturali endemici. Peccato.
Stefano Sica
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