DESTINI INCROCIATI: ANGELO MAMMI'
E’ stato un “grande” del calcio, Angelo Mammì. Il suo nome, a Catanzaro, è legato indissolubilmente ad un gol famoso messo a segno contro la Juventus in serie A; il gol costò la sconfitta alla nobile signora del calcio italiano.
A Catanzaro, Angelo Mammì era un idolo; rappresentava nella fantasia popolare il capolinea del gol e l’uomo – calabrese, e quindi profeta in Patria – che con le sue realizzazioni di testa aveva regalato ai giallorossi la prima storica promozione in serie A. Inoltre rappresentava un modello di serietà professionale. Per due annate calcistiche, quando si avviava sulla trentina d’anni, fece sognare le folle catanzaresi.
In serie B segnò dieci gol, ivi compreso il gol che significò promozione in serie A, nello spareggio con il Bari. In serie A, l’anno successivo, ne segnò tre, tutti belli e decisivi. Angelo, dopo Catanzaro, ebbe una breve e fugace esperienza ad Alessandria e a Messina.
Arrivò a Pagani, accolto da idolo, come meritava un campione del suo valore, nel 1973. In tre campionati, compreso quella della promozione in serie C, segnò la bellezza di quaranta gol. ”Con la testa di Mammì ce ne andiamo in serie C” – scrisse una mano anonima su un muro nelle adiacenze di Santa Chiara, a pochi metri dall’impalpabile confine fra le città di Nocera e di Pagani, l’anno della prima storica promozione della Paganese fra i professionisti.
Giocò poco quell’anno Angelo Mammì: gli infortuni sembravano volerlo perseguitare. Ma quando c’era bisogno dei suoi gol risolutori, specie nell’anno della promozione in C, Lamberto Leonardi lo tirava fuori dal suo cilindro come fa un prestigiatore e lo metteva in campo. La sua testolina magica svettava su palloni giudicati altissimi fra autentici giganti dell’area di rigore – lui piccolino di statura – e segnava come ai bei tempi. Ne mise a segno quattordici l’anno della promozione in serie C degli azzurro-stellati pur giocando sprazzi di gare, alcuni dei quali – come a Cassino ed in casa contro l’Aquila – realizzati negli ultimi minuti, tanto che qualche buontempone pensò di ribattezzare la “zona Cesarini” passandola a “zona Mammì”.
Aveva intanto scelto Pagani come sua residenza abituale, nel mentre stava per intraprendere la carriera di allenatore. Non aveva diplomazia nel suo DNA: diceva pane al pane e vino al vino. Un destino atroce però lo attendeva al crocevia della vita e gli troncò l’ancora giovane esistenza nel fiore degli anni.
In tanti, a Catanzaro ed a Pagani, non lo hanno dimenticato; tanto è vero che mentre nella cittadina calabrese gli hanno dedicato una curva, quella est, a Pagani gli hanno intitolato una strada, quella che porta al “Marcello Torre”. Due squadre accumunate da un immenso amore verso un piccolo grande uomo che – con i suoi gol – ebbe il merito di portare il Catanzaro in serie A e la Paganese in serie C.
Questo il ricordo tracciato dal giornalista Nino Ruggiero che lo seguì da inviato della "Gazzetta del Sud" ai tempi del Catanzaro in serie A e successivamente quando militò nelle fila della Paganese.
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