LA PARTITA DEL TIFOSO

LA PARTITA DEL TIFOSO - GLI STUDENTI INTELLIGENTI MA SVOGLIATI E QUELLI IRRECUPERABILI...

Da dove comincio? Comincio dalla fine e l’immagine è questa: io, in macchina, in mezzo al traffico che defluiva dallo stadio di Avellino, infreddolito e mogio mogio, con tanto di coda tra le gambe, a mo’ di cacciuttiello mazziato.

Ok, mi sono preso in parola e ho davvero descritto l’ultima immagine di me, in un inaspettatamente freddo mercoledì di campionato. Ma la penultima immagine, credetemi, è addirittura più desolante: io, in piedi, in mezzo ad altri amici tifosi, se possibile ancora più infreddolito, arrabbiato, deluso e scocciato. La partita di Avellino è di quelle che, alla fine, ti viene da dire: “Ma chi me lo ha fatto fare a me, di venire a vedere ‘sta partita?!”. Senza gioco, senza voglia, senza anima e, ovviamente, senza cattiveria. Insomma, i nostri ragazzi, mercoledì, mi hanno ricordato di quando, al liceo, mi ritrovavo a studiare la matematica. Consapevole che quel 5 non sarebbe mai passato a 6 - se non per un non meglio precisato intervento divino - e che difficilmente sarebbe potuto degradare a 4, mi ritrovavo a scarabocchiare sul quaderno formule ignote al genere umano, con la consapevolezza che le cose non sarebbero potute migliorare né peggiorare. C’era solo da attendere la fine di quell’anno scolastico e l’addio alla professoressa che, è evidente, mi aveva inspiegabilmente preso in antipatia.  Insomma, se non c’è l’idea di raggiungere un obiettivo di prestigio, viene meno anche la voglia e l’attitudine per gettare il cuore oltre l’ostacolo e provare a superare i propri limiti e poi, se anche nessuno “dei grandi” sembra prestare attenzione al miglioramento dello studente e a pretendere da lui il meglio ecco che: “Il ragazzo è intelligente, potrebbe fare di più, però non ha tanta voglia. E così, si accontenta di una sufficienza risicata. Però, sia ben chiaro, a rischio e pericolo suo. La bocciatura resta una possibilità, remota ma c’è!

Ci sono studenti, intelligenti e con grande potenziale, che potrebbero certamente rendere meglio. E poi ci sono studenti irrecuperabili. A questi hai voglia ad attaccarli con una fune alla scrivania e costringerli a studiare 10 ore al giorno… Niente da fare! Immaginate, quindi, il dolore, la frustrazione e lo sconforto che hanno provato i genitori dell’arbitro di Reggio Calabria, a ogni scontro “Squola/Familia” che ha interessato il loro pargolo. Già immagino il preside: “Signori cari, mi dispiace, per vostro figlio non c’è nulla da fare. La scuola non fa per lui, è troppo un fesso! Questo qui, al limite, può fare l’arbitro!”. Uè e che succede: i genitori di quello col siscariello in bocca prendono in parola il preside e lo segnano al corso d’arbitri!

Il resto è storia recente.

Alberto Maria Cesarano
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