A BOCCE FERME: NELLA ZONA ALTA TUTTO SECONDO I PRONOSTICI
Tutto si può dire, tranne che questo scorcio iniziale del campionato non stia rispettando le griglie disegnate ai nastri di partenza. Mentre le altre già inseguono, Foggia, Lecce, Juve Stabia e Matera sono già in doppia cifra, Ovvero, il quartetto di squadre favorite per tagliare il traguardo finale della promozione. Difficile, a maggior ragione oggi, immaginare una quinta intrusa. Ma in un campionato come questo tutto è possibile e anche il mercato di gennaio può cambiare certi equilibri. Basti prendere l'esempio del Lecce, fermato sul più bello da una Casertana in crescita. I giallorossi non sono granché piaciuti, anche se nel primo tempo hanno provato, seppure in maniera sterile, a passare. Il crollo evidente nella ripresa, magari dovuto ad un appannamento atletico, ha fortificato le speranze di una Casertana che alla fine ha portato a casa un punto pulito, meritato, rischiando anche di passare in extremis con Ramos (bravo Bleve). Forse è presto per parlare di una risurrezione dei falchetti, che devono dare continuità ad un inizio difficile. Ma, stavolta, non è stato regalato l'intero primo tempo come era accaduto a Melfi, Pagani o mercoledì scorso col Taranto al Pinto. Un filino di stanchezza l'ha evidenziata anche il Foggia, che ha vinto a Messina col peso specifico del più forte ma senza brillare più di tanto. Troppo lenti e prevedibili i satanelli, nonostante il chiaro predominio territoriale. E peloritani che in campo hanno lasciato furore, generosità ma anche attenzione tattica, sfruttando pure qualche ripartenza. Prima doppietta per Mazzeo e miracolo di Guarna su Maccarrone nel finale: il Foggia deve ringraziare soprattutto loro se è ancora a punteggio pieno. Nessuna sorpresa anche del derby dell'amicizia tra Juve Stabia e Siracusa. La squadra aretusea, a dir il vero, non era proprio quella tagliata per tarpare le ali alle vespe in questo periodo. Troppo schiacchiante la superiorità gialloblù, finalizzata nel primo tempo con Cancellotti e Kanoute dopo una fase di pressione asfissiante. Ripresa di mera gestione, coi siciliani dell'ex Paganese Sottil che non sono stati capaci di pungere neanche una volta nonostante l'ingresso dei calibri pesanti Dezai e Longoni. In effetti, ciò che gli attaccanti danno, a volte tolgono. Dieci giorni fa era stato Negro a levare le castagne dal fuoco al Matera, poco dopo il suo ingresso. Domenica scorsa è stato Infantino, col suo penalty fallito, a inchiodare i biancazzurri sullo 0-0 interno col Catania quando si era agli sgoccioli. Senza contare che sullo stesso Negro pesa come un macigno l'errore sotto porta nel primo tempo a Pisseri battuto (bravo il portiere ospite). Complessivamente, è stato un Matera double-face. Vivace e pungente nel primo tempo, meno lucido nei primi 20 minuti della ripresa e coraggioso solo dopo l'espulsione di Djordjevic. E' il working in progress di Auteri.
Dicevamo delle quattro favorite: come in ogni copione che si rispetti, c'è sempre un elemento di disturbo pronto a ronzare. Nella fattispecie può essere il Cosenza, che già lo scorso anno aveva conteso alle big la vittoria del campionato almeno fino a primavera. Come per la Juve Stabia, è bastata solo mezz'ora ai rossoblù per archiviare il derby con la Vibonese. Troppa differenza tra le due squadre, anche se mister Roselli non è apparso del tutto soddisfatto parlando di difetti da limare. In realtà i lupi hanno gestito quanto costruito con merito nel primo tempo (e questo non è piaciuto al trainer silano), ma hanno anche avuto di fronte una Vibonese troppo sterile per far male. Piuttosto è il Fondi che deve mangiarsi le mani per aver gettato al vento una vittoria praticamente sigillata contro un Melfi che attraversa una fase molto difficile e delicata. Squadre a specchio nell'interpretazione del 3-5-2, ma laziali che sono riusciti a non assicurarsi i tre punti dopo aver praticamente dominato le operazioni (nel gioco e nel punteggio) fino a metà della ripresa col doppio vantaggio griffato Tiscione. Una partita a senso unico regalata con la convinzione scellerata di avercela fatta e col rosso rimediato per doppia ammonizione da Varone. Circostanza che ha alimentato il miraggio gialloverde di un pari. Che è arrivato puntualmente grazie a Ciro Foggia. Logico lo sconforto del tecnico ospite Pochesci, nient'affatto soddisfatto in sala stampa di quest'esito.
Ancora un punto per la Reggina a Monopoli (per gli amaranto è il terzo pari in campionato, solo il Catania ha fatto lo stesso), ma non è stata affatto una brutta partita. Ritmi sostenuti, squadre che si sono affrontate a viso aperto ed esito tutto sommato giusto dopo un primo tempo scoppiettante che aveva già regalato un botta e risposta tra le contendenti. Forse la Reggina avrebbe potuto capitalizzare meglio la sua migliore partenza, prima della reazione biancoverde, ma le occasioni non sono mancate da un lato e dall'altro. Di curioso c'è che al Veneziani, il Monopoli è tornato al pari dopo nove mesi: a dicembre del 2015, col Catanzaro finì alla stessa maniera, 1-1. Da allora due vittorie e ben otto sconfitte. Finalmente vincente in casa il Taranto che, stavolta, ha gestito con più attenzione nella ripresa il vantaggio accumulato con la Fidelis Andria nel primo tempo, a differenza di ciò che era successo al Pinto, quando il tecnico Papagni fu costretto a trascorrere un compleanno amaro (festeggiava 60 anni). Lezione, quindi, che è servita. Andria più spregiudicata ad inizio partita, poi in retromarcia dopo il vantaggio ionico, infine impalpabile trascorso l'intervallo, col Taranto che ha controllato senza patemi chiudendo la pratica col sigillo di Viola su rigore. Siamo lontani, insomma, dalle sicurezze che un gruppo così ben assortito come quello azzurro dovrebbe assicurare. Come Andria mercoledì, e Paganese domenica, anche per l'Akragas è arrivata la fatidica prima volta (solo il Siracusa resta ancora a bocca asciutta). Ed a farne le spese non è stato un competitor qualsiasi, bensì la Virtus Francavilla. Gigante tutt'altro che docile, che la sfida l'ha vinta col carattere e la forza dei nervi. Non è stato facile perché la Virtus non ci stava a perdere: ha sfiorato il pari più volte con Nzola, prima dell'intervallo, e ha profuso il massimo sforzo almeno fino allo 0-2. Proprio l'attaccante francese classe '96 ha riaperto il match rendendolo più fumantino fino alla chiusura delle ostilità. Un elemento sicuramente da monitorare. Ma le partite si vincono anche così, specie quando si è in crisi: mettendo da parte l'estetica e sfornando altre caratteristiche. L'Akragas lo ha fatto e ha potuto festeggiare.
Stefano Sica
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