LA PARTITA DEL TIFOSO: ORA AVANTI COL NOSTRO ENTUSIASMO
Capita anche a voi di avere così tante cose da dire (o scrivere, come nel mio caso) da non sapere da dove iniziare, dove finire e come articolare e collegare tra loro, le cose? No? Beati voi! Di argomenti da trattare, in questo post JVS-Paganese ce ne sono tanti. Cerchiamo di fare un po' di ordine:
Domenica c'è stata la terza vittoria consecutiva, in trasferta, il tredicesimo punto conquistato, nelle ultime cinque gare. Roba da primato, altroché! Stiamo raccogliendo i frutti della scommessa fatta dalla società, a gennaio e soprattutto, dell'ottimo lavoro di Grassadonia e del suo staff. Il bello è che raccogliamo tanto, senza fare tanti sforzi, proprio il contrario di quanto accadeva nel girone d'andata Indubbiamente, la Dea bendata ha finalmente deciso di guardare (per quello che può, visto che è appunto, bendata) dalla nostra parte. La nostra però non è mera fortuna, è la fortuna che aiuta gli audaci, quelli che se la vanno a cercare, quelli che si fanno trovare al posto giusto, nel momento giusto e riescono a beneficiarne. E così ci sta accadendo, soprattutto nelle ultime gare. Un altro salto in avanti e la concomitante sconfitta delle quintultime ci regala una posizione invidiabile e tranquilla. Insomma, il grosso è fatto!
Ieri pomeriggio, fuori al Torre, ho avuto modo di assistere al saluto dei tifosi alla squadra, di ritorno da Castellammare. È stata una bella scena, composta e calorosa, dopo la botta di adrenalina infusa ai calciatori, in settimana, sul campo di allenamento. Ho la sensazione che qualcosa dentro ci stia nuovamente muovendo che l'entusiasmo e la voglia di essere vicini alla squadra stia ritornando, in paese.
La partita, come al solito, l'ho vista da casa. Non ero solo però. A farmi compagnia una tifosa e persona speciale: mia nipote Liliana, che quasi ogni domenica (abbonamento in mano) si reca nei Distinti perché "Lì si tifa e mi diverto. Voi, in tribuna, non fate il tifo e per questo non ci vengo!". Chissà, avrà inconsciamente sentito l'importanza della gara, va' a capire. Vero è che dopo un quarto d'ora si era già distratta e ha preferito giocare col tablet però non si è mossa di un centimetro dal divano. Mentre faceva la doccia al bambino virtuale di cui si stava prendendo cura, alzava lo sguardo per accertarsi che fosse tutto ok e poi, di nuovo le sue attenzioni erano tutte per il giochino. Sebbene distratta, non ha lesinato alcuni commenti da vera intenditrice, del tipo: "Hai visto, zio, il capitano e Reginaldo si somigliano!" e io: "Ma come si somigliano? Uno è bianco bianco e l'altro è nero nero" e lei: "Non hai capito cosa voglio dire" (e si passava la manina tra i capelli, ridendo…). Cosa avrà voluto dire?!
Il capitano, chiaramente, era Pestrin. E qui mi viene spontanea una domanda: siamo sicuri che un altro annetto non lo possa fare? In mezzo al campo gioca con l'entusiasmo di un ragazzino e la sapienza del veterano che ne ha viste tante, guida i giovani compagni come un buon padre di famiglia. Una certezza e un esempio, per serietà e dedizione alla causa. Un grazie doveroso, davvero. E non dimentichiamoci che era con noi quando neanche noi sapevamo che fine avremmo fatto!
Ora sotto a chi tocca. Domenica arriva il Catania, avete presente? Vi è chiaro contro chi ci stiamo misurando? Se mi dite un'alta sola cosa in cui Pagani può competere ad armi pari con Catania, non solo partendo svantaggiati ma con la presunzione di primeggiare e avere la meglio, vi autorizzo a non venire allo stadio. Se così non fosse (e purtroppo così non è), spegnete Sky, Premium e lo streaming e venite a tifare per la squadra che vi rappresenta.
La vittoria di domenica è un assist perfetto per la serata che ci aspetta oggi. Verrà presentato un libro che parla di noi, attraverso la storia e le storie nostre. Parla di noi perché ognuno potrà dire: "Ricordo, c'ero anche io!". Ecco, questo è il senso di appartenenza che può darti solo la squadra della tua città che piccola o grande che sia, blasonata o meno, unisce un'intera popolazione che ha gioito, pianto, si è arrabbiata, è rimasta delusa, ha sperato, sognato, si è illusa e poi disillusa ma che ha fatto tutto insieme, unita dal comune sentire, dalla comune passione, per una maglia, per una Stella, nostro simbolo e nostro vanto.
Alberto Maria Cesarano
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