IN PUNTA DI PEPE - UNA GARA DA CUI PRENDERE GLI ASPETTI POSITIVI
È sinceramente molto difficile, ma soprattutto fastidioso, scrivere di una partita come quella di sabato sera dove praticamente la Paganese è stata defraudata di un risultato positivo che sarebbe stato meritato a piene mani. Il pareggio era ormai cosa fatta, non senza rammarichi per la chance capitata sulla testa di Gaeta, ma la zampata del presuntuoso Ilari allo scadere ci ha riportato sulla terra dopo una serata in cui la magica stella ed i suoi fantastici interpreti ci hanno regalato una prova di sacrificio, tutto cuore, di quelle insomma che devono essere solo corroborate dal movimento della classifica. Che sia stata una serata psicologicamente difficile lo si sapeva. Le positività riscontrate nel gruppo hanno creato uno sconquasso a poche ore dal match con tutte le preoccupazioni del caso. Faccio fatica a comprendere come non sia stato possibile rinviare la sfida ma, ora come ora, è una considerazione che lascia il tempo che trova. Peccato per Erra che aveva preparato la partita in un certo modo ed invece ha dovuto giocoforza rivedere i suoi piani con tutte le conseguenze del caso. Senza alternative in attacco e contro un avversario tosto - ma al Torre si è visto solo sulla carta - centrare anche un pareggio sarebbe stata manna dal cielo. Invece una piccola disattenzione ed una grossolana svista del mediocre direttore di gara, che non ha visto una netta spinta in area, hanno propiziato una sconfitta immeritata. Erra però, da persona pragmatica, deve prendersi il buono dalla prova offerta dai suoi ragazzi contro il Teramo. Di segnali positivi e rassicuranti ne sono arrivati diversi.
In difesa Sirignano, dopo una partenza con il freno a mano tirato, è tornato a giganteggiare. Sul piano della determinazione poi è arrivata la dimostrazione che il gruppo ha saputo resettare la pessima prestazione di Vibo in cui era sceso in campo lo spettro della Paganese garibaldina ed aggressiva vista all’opera nel post debacle in terra calabrese. Scarpa non si discute, troppo forte la sua voglia di riscatto dopo il rigore fallito con la Cavese. Se solo avessimo potuto affrontare il Teramo con la rosa al completo, forse anche gli ineducati dirigenti abruzzesi avrebbero lasciato il Marcello Torre con meno arroganza e maggiore rispetto. Un rispetto che staff tecnico e calciatori biancorossi in campo non hanno affatto avuto, dall’inizio finanche dopo il triplice fischio finale dell’arbitro. In tribuna centrale poi sembrava quasi di essere al tavolino di un bar, tra commenti irriverenti e scarpe ben appoggiate sugli schienali dei nuovissimi sediolini installati in occasione delle Universiadi. Atteggiamenti da censurare, non consoni ad una società che punta a primeggiare. Anche se il Teramo visto all’opera al Torre è stato ben poca cosa contro i resti di una Paganese impavida, rimaneggiata ma che lascia in dote segnali incoraggianti per il prossimo futuro in attesa di recuperare gli elementi bloccati da questo maledetto virus.
Francesco Pepe
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