LA PAGANESE VISTA DA... NOCERA
Giornata grigia e piovosa ma a Pagani il cielo oggi è sempre più blu, come cantava il grande Rino Gaetano ed in questi giorni sta risuonando la sua canzone simbolo nella sua terra che sta celebrando l'approdo del Crotone in serie A. Qualche anno fa introduceva anche le partite della Paganese e spero che dall'anno prossimo mi possa ritornare ad ascoltarla allo stadio e chissà che non possa portare bene anche a noi. Intanto E' FINITA.
Un sabato di passione terminato con la salvezza matematica, traguardo che non doveva proprio essere messo in discussione, è quasi un insulto al lavoro splendido di tecnico e squadra, che ci fa tirare un grande respiro di sollievo. Quello che giunto al termine dei quattro minuti di recupero prima che le coronarie sono sobbalzate su quel cross dalla sinistra che ha attraversato, in quei interminabili minuti, lo specchio della porta e deviato in angolo.
Il calcio come ha detto Grassadonia a volte è crudele ma in questo caso se la Paganese non avesse centrato questa salvezza anticipata sarebbe stato più che beffardo, per la stagione disputata, ed invece voglio credere che qualcuno dall'alto ci ha messo la sua mano ed il suo sorriso, proprio sotto la sua Curva.
Una gara in cui il cauto ottimismo misto a giustificata tensione l'hanno fatta da padrone. Ho vissuto questa settimana come tutte le vigilie, ansiose e pessimistiche, che accompagnano da più di trent'anni il mio rapporto con la Paganese. Da quella prima di una partita del maggio 1984 quando arrivava un Siracusa che dovevamo assolutamente battere, come avvenne, per sperare ancora la C2 poi blindata a Licata con un pareggio la domenica successiva. Due anni dopo altra mia vigilia di passione vissuta a completare i compiti di fretta e correre a seguire gli allenamenti di quella Paganese di mister Fontana in quel maggio 1986 prima della gara decisiva con la Juve Stabia che alla penultima giornata ci conservò ancora la C2. Sempre a soffrire anche se quest'anno non era giusto ed invece è stata una settimana a fare conti a sperare a chiamare gli amici del liceo anche quelli meno abituati a frequentare il Torre a stringersi al fianco della nostra Paganese. Erano anni difficili quelli di fine ottanta e dopo la retrocessione in D nel 1987 ancora sofferenza in quell'ultima giornata del campionato interregionale per quel pari strappato, ad otto minuti dalla fine, nell'inferno di Siderno.
Poi l'era Trapani e le vigilie ebbero altro spessore ed altri sentimenti con le notti interminabili prima della partita con il Brindisi, la finale con la Reggiana, o la semifinale con la Vigor Lamezia o la Spal o prima dei play-out con il Lecco o il Viareggio l'altra finale con il Chieti. Grandi attese ma nulla a che vedere con la madre di tutte le attese quella del luglio scorso quando a Roma si decise per la cancellazione o meno dalla Lega Pro: quindici giorni di passione ed uno, il 1° agosto, di indicibile strazio. Ansia, sofferenza, gioia, delusioni, quelle che la mia, la nostra Paganese ci regala.
Ieri durante la partita dissi ad un mio amico, seguendo nervosamente la partita passeggiando nervosamente tra la postazione in sala stampa e l'ultimo gradone della tribuna, che era complicato essere tifoso ma poi quando arrivano le gioie è la cosa più bella, come la mia Paganese che spesso mi ha fatto soffrire, ed è allora che ne sono ancora più tifoso, ma quando mi ha fatto esultare e gioire è una sensazione indescrivibile come ieri. Grazie ragazzi e sempre e solo Forza Paganese!
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