LA PARTITA DEL TIFOSO - BISOGNA SAPER PERDERE, NON SEMPRE SI PUO' VINCERE
“Bisogna saper perdere! Bisogna saper perdere! Non sempre si può vincere e allora cosa vuoi?”. Cantava così il gruppo “The Rokes”, ormai mezzo secolo fa. Quanto avevano ragione! Quando vinci spesso, però, inizi a farci l’abitudine e scatta qualcosa dentro e ti convinci che sei imbattibile. Il sapore amaro della sconfitta, ultimamente, era diventato un lontano ricordo ed è per questo motivo che quando lo riassapori ci stai male quasi da strozzarti.
Credo sia successo questo, a noi tifosi, nella nostra tanto amata domenica di festa, per la Madonna delle Galline. La partita di Siracusa è da archiviare immediatamente ma dobbiamo essere bravi a fare tesoro della sconfitta e dei tanti errori commessi. Col senno del poi, come sappiamo, siamo tutti bravi, tutti sanno cosa non si sarebbe dovuto fare, per non uscire sconfitti. Ciò premesso però, io voglio ugualmente farmi masto a posteriori e chiedere una cosa: perché ‘sto 3-5-2? Perché cambiare un modulo (il 4-3-3) che ci ha premiato, in tutte queste gare, facendo la nostra fortuna e scegliere un altro che ha già dimostrato di snaturare la nostra squadra? Il 3-5-2 è spesso stato la mossa di Grassadonia, a gara in corsa, per blindare un risultato di vantaggio. L’ultima volta che lo abbiamo utilizzato dall’inizio è stato a Foggia e il risultato (non intendo solo quello della gara) non è stato per nulla entusiasmante. È vero, a prescindere dal modulo utilizzato, ciò che conta è l’atteggiamento e l’interpretazione degli attori, in campo. A me sembra indubbio però, che presentarsi al cospetto di un avversario con un modulo di gioco, almeno in teoria, più prudente, sia un inconscio segnale di debolezza, di sudditanza. La Paganese di questi ultimi due mesi non deve avere alcun timore reverenziale. Il gioco espresso, le tante vittorie, la bellissima posizione di classifica, devono indurci ad un po’ di sana sfacciataggine, se non di arroganza e presunzione.
La partita è stata giocata male, nessuno si è salvato, meritando una stentata sufficienza. Qualcuno addirittura, sebbene abbia giocato novanta minuti, non è neppure giudicabile (penso a Reginaldo), così pochi sono stati i palloni giocati. Salvo solo Alcibiade. Il resto abbondantemente sotto gli standard cui ci aveva abituato. Per carità, mica dobbiamo farne un dramma! Nulla è perduto, ci mancherebbe! I play off sono sempre lì, alla nostra portata e anzi, la concomitante sconfitta del Catania, ci avvicina ulteriormente a un traguardo storico, oltre che inatteso. Magari, mentre scrivo, neanche mi rendo conto che ci siamo già dentro matematicamente. Chissà.
Nel corso di questa stagione, tanti ex ci hanno pugnalato alle spalle, segnandoci. A ‘sto giro, è toccato a un ex allenatore, che pure ha fatto bene qui ed è molto apprezzato dalla piazza. In settimana, si era fatta insistente la voce secondo cui avremmo trovato un ambiente non proprio accogliente, a Siracusa. Forse qualcuno pensava di doversi vendicare per chissà quale presunta offesa o sgarbo subito. Non so se questo sia vero. Se così fosse, cosa volete che vi dica? A questo giro gli è andata bene (per non parlare della rapina a mano armata dell’andata) ma a proposito di giro, il calcio, come la vita è una ruota. La ruota gira e stavolta gli è girata a favore. Mica però è sempre festa, caro Sottil. E come diceva il grande Peppino (a un tizio che lo stava maltrattando): “Tu poi sempre ci capiti al paese…”.
E dopo queste frasi che potrebbero sicuramente essere usate contro di me, in futuro, prendo congedo da voi. In lontananza sento echeggiare i fuochi d’artificio che segnalano il passare della nostra Madonna delle Galline. Attratto da un fortissimo richiamo, mi porterò verso di lei, da buon paganese. Vi lascio con una frase suggeritami dalla coautrice di questo pezzo ,mia moglie, la quale, nel vedermi afflitto per la sconfitta, davanti al pc, incapace di trovare le giuste parole, per rassicurarmi e ispirarmi mi ha detto: “Scrivi così: ciò che non ci uccide, ci fortifica. Questa sconfitta ci renderà ancor più forti di prima!”. E chi sono io per andare contro la sua ispirazione?!
Alberto Maria Cesarano
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