GIANCLAUDIO IANNUCCI: IL PLATINI DEL SANNIO CHE INCANTO' PAGANI
A Pagani, tra la metà degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta, i ragazzi come me, tra gli otto ed i dieci anni, quando giocavano a calcio, volendo imitare le telecronache con i nomi dei calciatori della Paganese di allora, dicevano: "Ecco, calcio di punizione, sul pallone Iannucci, tiro gooolll".
E’ stato definito per questo il "Platini del Sannio", originario di Sant'Agata de' Goti, perché, quando toccava il pallone e quando tirava le punizioni, era paragonato all’astro nascente del calcio francese di Joeuf.
E’ Gianclaudio Iannucci, nella foto terz'ultimo calciatore in piedi da destra, centrocampista dai piedi vellutati che nella sua carriera ha vinto ovunque ha giocato. Ha portato il Benevento ed il Lamezia in C, la Paganese, il Sorrento ed il Messina in C1.
Un fuoriclasse della serie C dell’epoca, con un solo rimpianto non aver mai disputato la serie B, pur meritandola ampiamente, tanto che una volta l’ex dg del Catania, attuale presidente del Messina, Lo Monaco disse: "Visto chi gioca attualmente, non so come Iannucci non abbia giocato in serie A".
E’ il nostro doppio ex di questa settimana: con il Benevento 5 stagioni, con 117 presenze e 16 reti, alla Paganese 5 stagioni con 145 presenze e 30 reti.
Gianclaudio come stai?
“Bene, Peppe, in mezzo ai miei ragazzi della mia scuola calcio ASD Gianclaudio Iannucci”.
Anche tu eri molto giovane quando iniziasti a giocare a Benevento?
“Pensa, appena 16 anni e mezzo in serie D, poi a 18 vinsi il campionato nel ’73-‘74, e l’anno dopo 35 presenze in C e per un soffio perdemmo la serie B. E’ stato il mio più grande rammarico dell’avventura al Benevento, e per chi come me è nato lì, è un grande dispiacere, ce la soffiò il Lecce a poche giornate dal termine”.
Nell’estate del ’76 ci fu l’acquisto boom della Paganese appena giunta in serie C...
“Mi cercavano tutti, dal Como al Monza, al Rimini in serie B. Era praticamente fatta per approdare tra i cadetti, poi i dirigenti di allora del Benevento non seppero resistere alla mega offerta della Paganese di Malet. Ci rimasi male. Fui acquistato per 75 milioni in comproprietà e la Paganese ne pagò altri 40 per riscattarmi, per un’operazione totale di 115 milioni, una cifra incredibile per l’epoca. Mi ricordo che ne parlò anche il Corriere dello Sport”.
Allora deluso per l’arrivo a Pagani?
“Scherzi, nessun rimpianto con tante soddisfazioni sia professionali che personali. A Pagani ho conosciuto mia moglie Linda con la quale sono sposato da 37 anni. La sera che andai a firmare in sede, allora era ubicata al Corso Padovano, quando arrivai c’erano dei tifosi all’ingresso, poi dopo mi affacciai al balcone a salutarli e c’era una folla di 5-600 persone. Ho i brividi a ripensarci. I paganesi mi hanno voluto bene e non li dimenticherò mai”.
Tu li ha ripagati...
"Quando indossi quella maglia, se lotti e sudi nessuno ti dice nulla, poi segnavo spesso alla Nocerina ed allora tutto andava bene, mi ricordo che le feci gol alla prima di Coppa Italia. A Pagani ho assaporato tutto: ancora la maledizione della serie B mancata, questa volta a causa del Bari, ma noi giocavamo un gran calcio. Poi la retrocessione, fui tra i pochi a non essere contestato. Poi ancora la promozione in C1 con la squadra di Montefusco (nella foto) e con i vari Oddo, Tripepi, Fracas, un calcio spettacolare ma non partimmo per vincere il campionato. Ho tanti amici a Pagani, tra tutti Mimì Scarano, Franchino Monica Sport e Raffaele Lavorante, commovente la gente da quelle parti".
Come finisce sabato?
“E’ dura per entrambe, ma sono in gran forma. Ho visto il Benevento contro la Casertana, una gran bella squadra e ritentano per l’ennesima volta la scalata alla B, ma a Pagani è sempre difficile. Gli azzurrostellati con Sottil hanno cambiato marcia e si sono rilanciati, dunque tutto è possibile. Un abbraccio a tutta Pagani”.
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