PROFILI - PARIGI, L'IDOLO DENIS E I GOL (FATTI E SBAGLIATI): "NON SO COME HO FATTO".
Appuntamento con la sconfitta anche per la neo rubrica Profili che, dopo l’esordio post Potenza, torna con quattro palloni sul groppone e tre sconfitte consecutive. Non poteva che essere Giacomo Parigi il calciatore prescelto per il nostro appuntamento del martedì. Protagonista, nel bene e nel male, di una partita che sembrava chiusa a triplice mandata dagli etnei dell’ex Sottil ma che proprio da un suo gol si è clamorosamente riaperta. L’attaccante, però, si mangia le mani per quel gol mancato che poteva regalare un momentaneo ed insperato pareggio agli azzurrostellati. «Abbiamo letteralmente regalato i primi dieci minuti, poi siamo stati bravi a reagire. Potevo e dovevo fare di più in quell’occasione (tiro a botta sicura respinto dal portiere etneo, ndr) ma sono stato ingenuo ed ho sbagliato. L’ho vista e rivista quell’azione ed ancora non mi capacito di come non sia riuscito a metterla dentro».
Dal gol mancato a quello segnato, cosa hai provato al momento della segnatura che ha riaperto la contesa?
«Non ci ho pensato più di tanto, l’importante in quel momento era aiutare la squadra. Mi rendo conto, però, che per noi attaccanti è fondamentale fare gol. Mentalmente mi sento più libero, ho pensato subito alla mia famiglia e a quanto mi abbiano aiutato nei momenti difficili della mia carriera. Ho preso anche casa da solo, a Cava de' Tirreni, per stare più vicino a loro ed alla mia fidanzata quando possono raggiungermi. E’ merito loro se mi sono sbloccato».
E’ una Paganese che ha raccolto meno di quanto meritasse, almeno dal punto di vista del gioco. Come si esce da questa crisi di risultati più che di prestazioni?
«Solo il lavoro sul campo può darci i frutti che sono mancati. Non abbiamo mai sfigurato in maniera eccessiva ma purtroppo i risultati sono contro di noi. Il mister ci aiuta tanto e siamo tutti entusiasti delle cose che ci propone. A nostra discolpa possiamo dire di avere avuto un calendario tutt’altro che facile. Sono certo che, appena arriveranno squadre alla nostra portata, riusciremo a muovere la classifica».
Il tuo esordio in Serie D è arrivato quando avevi appena 16 anni, come hai vissuto i primi passi da calciatore?
«E’ stato emozionante, era il mio sogno sin da bambino esordire con la maglia dell’Arezzo, la squadra per cui tifo e che mi ha regalato questa gioia immensa. Poi sono passato al vivaio dell’Atalanta a metà campionato e sono cresciuto e maturato in uno dei settori giovanili più importanti d’Europa».
Con i bergamaschi hai giocato con calciatori diventati importanti in Serie A, chi è stato quello che ti ha più impressionato?
«Ho avuto la fortuna di stare in primavera con Kessiè, Conti, Grassi ma di sicuro il migliore era Caldara. Fisicamente e tecnicamente aveva una marcia in più, in alcune gare era davvero incontenibile e nonostante fosse un difensore c’era solo da imparare da lui sia come uomo che come professionista».
Gattuso non sembra essere della tua idea…
«Beh, sai com’è. Ogni allenatore ha le proprie idee e convinzioni ma di sicuro Caldara è un calciatore completo e pronto per una grande squadra».
Da Arezzo a Bergamo, hai vissuto da vicino bomber navigati e talenti cristallini. Chi è il tuo modello d’attaccante a cui ti ispiri?
«Spesso mi paragonavano ad Elvis Abbruscato per le movenze, ma io ho cercato di ispirarmi ad un grande dell’Atalanta come German Denis. Potendolo ammirare da vicino era impossibile non rimanerne influenzati. E’ stato davvero un idolo per me e per l’Atalanta».
Giorgio Francavilla
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