LA PARTITA DEL TIFOSO - LA SQUADRA DI DE SANZO, L'AUTO PER CUPPONE E SCARPA IN NAZIONALE
E dire che la partita non era iniziata sotto i migliori auspici: non sembravamo affatto una squadra! Se ne stavano tutti per i fatti propri, c’era troppa distanza tra i reparti, nessuno a coordinarci, quasi non ci parlavamo neppure, era evidente la mancanza assoluta di un leader, ognuno pensava di risolverla da solo, senza giocare di squadra, non ci si aiutava! Invece, proprio questa "disorganizzazione organizzata" ci ha portato ad una grande vittoria!
Pronti, via e il “Grosso ma buono”: «’Sta vota m’avec assettat»; il “Non gli va mai bene niente”: «Io mi metto per i fatti miei» (sì, lui parla italiano. È fatto così…); il “Peccato originale”: «$£$;00&(=>&/(&z<%$”&>!/$££» (lo so, non si capisce ma è colpa di ‘quel’ peccato originale che lo fa esprimere in maniera incomprensibile ai più. Ma ritenetevi fortunati perché dove abita lui, qualcuno si esprime ancora con i geroglifici perché ‘lì’, il ‘vèrbo’ non è ancora arrivato). Insomma, voleva dire una cosa del tipo: «Quasi quasi me ne vado sopra a tutto a vedere la partita»; del “’O cumpariell” neanche l’ombra e il “Teniamocelo buono, non si può mai sapere nella vita” lo stiamo ancora cercando, da ieri sera. Quanto a me, io sono rimasto fedele al mio primo (qualche volta secondo) scalino. Insomma, sembravamo un’armata Brancaleone, ognuno a mettere in scena la sua personalissima "fisima" perché la partita era troppo importante, e la fregatura con l’Andria ancora ci faceva bruciare non sto qui a dire cosa. Risultato: un sonoro 3-0 e vissero tutti felici e contenti!
Quella ammirata domenica è proprio una squadra allenata da Fabio De Sanzo: grinta, cuore, coraggio e senso di attaccamento alla maglia sono state le fondamenta della sua carriera da calciatore e auguriamoci tutti che possano essere sempre presenti anche nella neonata carriera da allenatore. Ma così come Fabio non era solo cuore, corsa e kazzimma, anche la sua squadra ha dimostrato di sapere giocare a calcio: moduli cambiati in corsa, calciatori che ben si adattavano alle diverse fasi di gioco, buoni spunti tecnici e schemi ben orchestrati. Del resto, se sei un calciatore e hai De Sanzo come allenatore, con quale coraggio ti vai a fare la doccia, a fine partita, se non hai dato l’anima in mezzo al campo? Tanto vale richiedere asilo politico allo spogliatoio avversario ma a quel punto, ti conviene pure andartene via con loro, con il pullman e, già che ci sei, cambiare squadra.
Domenica mi è piaciuto molto Carini, determinato e concentrato, per tutti i 90 minuti: il migliore del suo reparto. Nacci sta ripagando in pieno la fiducia accordatagli dal mister e Cuppone… Cuppone segna: basta e avanza! A proposito, comunico a tutti voi la bella e meritoria iniziativa partorita dalla redazione di PaganeseMania: se questo ragazzo dovesse, con i suoi gol (diciamo altri 4-5), portarci alla salvezza, il nostro gruppo, al completo, con le tasche del mega direttore, gli regalerà un’auto nuova di zecca, della stessa marca di quella rubatagli. Applausi!
Chiudo con il migliore in campo: il n. 10, il capitano, Ciccio Scarpa! Quanto è ingiusta la vita e il calcio, in particolare: ci sono stati calciatori, in Inter-Napoli di domenica sera, che hanno sbagliato più passaggi di quanti palloni avessero toccato. A questo punto, sapete cosa vi dico: Scarpa in Nazionale, subito! Basta però che non tiri più i rigori. Ogni volta io perdo qualche anno di vita e se continua così.........
Alberto Maria Cesarano
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