IL MIO RICORDO DI MARCELLO TORRE
Ero poco più di un bambino quando l’undici dicembre del 1980, appena dopo il tremendo terremoto che sconvolse il nostro territorio, venne assassinato l’allora sindaco di Pagani nonché presidente della Paganese l’avvocato Marcello Torre. Non ho avuto dunque la fortuna di conoscerlo, per ovvi motivi anagrafici, ma da allora ho impresso nella mia mente una scena che non dimenticherò mai. Mi trovavo in via Marconi dove era ubicato il negozio dei miei genitori ed il funerale del sindaco Torre, stava attraversando quella strada per portarsi verso il Corso Ettore Padovano e di li al Comune. Ricordo nitidamente la marea umana che si avvicinava con il feretro portato a spalla e sullo sfondo un mazzo di rose rosse. Purtroppo ho un ricordo triste dell’ex presidente della Paganese ma negli anni attraverso i racconti di quanti l’hanno conosciuto ed apprezzato tra cui Gino Quaratino e Nino Ruggiero ho potuto capire il valore di questo uomo che amava Pagani, la Paganese ed il suo popolo. Oggi ricorre il 34° anniversario della sua morte e tutti dovrebbero saperne di più su questo nostro illustre cittadino e dunque il mio invito che rivolgo soprattutto ai giovani d’oggi è d’informarsi, come ho fatto e continuo a farlo tutt’ora, saremmo tutti più ricchi d’animo. L’Avvocato Torre prima di diventare presidente è stato in gioventù anche corrispondente da Pagani per la Paganese, poi commissario straordinario, poi presidente onorario sino a trovare impresso il suo nome a memoria eterna con l’intitolazione dello stadio comunale. Forse troppo poco per chi ha pagato con la vita il suo ideale di politico scevro da compromessi in un momento delicato per la sua terra. Se oggi fosse ancora tra noi sicuramente, trepiderebbe per la sua amata Paganese sempre difesa a spada tratta in tutte le sedi e su tutti i campi d’Italia ed in qualsiasi categoria. Amava la Paganese, in modo smisurato, come un altro membro della sua famiglia e come raccontò una volta sua figlia Annamaria, la domenica sera quando la Paganese perdeva era impossibile avvicinarlo, meglio girare alla larga.
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