DESTINI INCROCIATI

DESTINI INCROCIATI: RENATO OTERI

10.10.2014 00:08

Anche nella sfida tra Cosenza e Paganese, con la prima andata in scena addirittura nel 1929 e l’ultima nella stagione di serie D 2004-05, quando ai nastri di partenza di quella stagione vi erano ben due formazioni cosentine, il Cosenza F.C. e il Cosenza 1914, non mancano nel corso della storia i doppi ex. Quei calciatori che hanno indossato, nella loro carriera, entrambe le casacche. Da Rappa, a Tripepi, da Oteri a Fucina o l’allenatore Fontana. In questa rubrica che parte oggi, per L’ARCHIVIO RACCONTA, abbiamo incontrato l’ex difensore di Cosenza e Paganese, Renato Oteri. Nato a Capo d’Orlando nel 1957, a soli diciannove anni, approda in Calabria al Cosenza nell’estate del ‘76, in prestito dal Varese. Un battesimo di fuoco nel girone C del campionato di serie C 1976-1977, che vide promossa in serie B il Bari, alle spalle la sorprendente neo promossa Paganese di Rambone.  

“A Cosenza, sono stato bene tutto sommato, anche se dal punto di vista calcistico le cose non filarono per il verso giusto”.

Ci racconti..

“Ero giovane avevo 19 anni, stavo giocando titolare ma ad un certo punto la situazione economica di quel Cosenza non era florida, vantavamo alcuni stipendi arretrati, allora ne feci una questione di principio e seguito dal mio amico e compagno di squadra Stella, decidemmo di indire uno sciopero e protestammo vivacemente verso il presidente. L’allenatore Pavone, ci mise del suo, non tutelandoci, e quindici giorni prima della gara di ritorno con la Paganese in Campania, ci inventammo un malore e non volemmo giocare a Sorrento. Sette giorni dopo a Cosenza arrivò la forte Paganese, io ed il mio compagno Stella venimmo spediti in tribuna. La partita fu un disastro a venti dal termine perdevamo 3-0 e ci fu un invasione di campo e noi venimmo insultati dai nostri tifosi in tribuna. Poi decidemmo di lasciare il Cosenza. A distanza di anni ripensandoci sbagliai ma all’epoca non avevo l’esperienza di oggi".

Per la cronaca, era il 22 marzo 1977 e la gara fu sospesa al 68' dopo la terza rete della Paganese di Jannucci (in precedenza c'era stata la doppietta di Albano). Ci fu una fitta sassaiola, vennero picchiati l'arbitro, Sancini di Bologna, e i due assistenti che furono ricoverati in ospedale. Gravi danni anche al pullman della Paganese.


Come proseguì la sua carriera?

"Fui trasferito al Nuovo Napoli, li incontrai mister Montefusco che poi la stagione seguente mi portò con sé al Cassino e nell’estate del ’79, insieme al portiere Giordano e all’altro difensore Facciorusso passammo tutti e quattro alla Paganese".

Che ricordi ha di quella esperienza a Pagani?

"Bellissima, indimenticabile, sia sotto il profilo umano, perché a Pagani ho conosciuto compagni di squadra con i quali ho rafforzato una conoscenza, anzi sono dei fratelli ora come Giordano, Facciorusso, Fracas, Jannucci e la moglie Linda e sia sotto quello professionale perché vincemmo il campionato e fummo promossi in C1 con il Cosenza di mister Sonetti, guarda il caso".

Com'era quella Paganese?

"Un gran gruppo, giocavamo un bel calcio, forse sulla carta meno forti di Cosenza e Brindisi, ma avevamo un gruppo eccezionale. Una difesa di ferro con Facciorusso, Del Favero, ed il sottoscritto, eravamo rognosi, poi Oddo, Rappa e Tripepi a centrocampo con Fracas che la metteva dentro e se avesse avuto un'altra testa giocava in serie A e Moretti. Al vecchio Comunale non si passava. E poi una grande società con De Risi e Cascone, grandi dirigenti, gente seria e perbene. Don Vincenzo era scaramantico e alla vigilia delle partite interne facevamo una scommessa io e lui, se vincevamo mi dava un premio in denaro e puntualmente, arriva negli spogliatoi e mi pagava, portava bene, ne vincemmo 14 su 17, 3 pareggiate. Che Paganese! Segnai anche una rete, nel 2-0 contro il Terranova Gela, pensi a volo di destro io che sono mancino!"

Commenti

LA SOTTIL TATTICA/1: RIVOLUZIONE SIA...
PAGANESE vs SAVOIA 2-1