REWIND - DEL GIUDICE, CRESCIUTO COL MITO DELLA PAGANESE: "DEVO TUTTO A IACUZIO"
In azzurrostellato dal 1990 al 1995, è uno dei calciatori simbolo dell’era Iacuzio. Antonio Del Giudice ha più di cento presenze in campionato con la maglia della Paganese. Originario di Sant’Egidio del Monte Albino, Del Giudice ricorda sempre con piacere i suoi anni in azzurrostellato: «Da piccolo avevo il mito della Paganese. Ricordo che spesso andavo al campo con la speranza che qualcuno più grande di me mi accompagnasse per farmi entrare a guardare la partita. Facile immaginare le emozioni di quando ho indossato quella maglia azzurrostellata da calciatore».
Come nacque la sua avventura con la Paganese?
«Grazie ad una vecchia amicizia anche di famiglia con il presidente Raffaele Iacuzio: mi vide giocare con il Sant’Egidio e un giorno mi disse: “Prendo la Paganese. Vieni a giocare con me?”. Il presidente Iacuzio, indimenticato e indimenticabile, resta la persona a cui devo tutto».
Qual è il ricordo più bello dei cinque anni in azzurrostellato?
«I ricordi sono tanti. Ma direi subito che il più bello è il campionato 1991/1992, quello della promozione dall’Eccellenza. Un anno di grandi soddisfazioni, dell’orgoglio di indossare quella maglia; un’emozione unica per uno come me che era cresciuto sempre con il mito della Paganese».
Ci fu una partita particolare che vi fece capire che la promozione era possibile?
«Il derby casalingo con la Cavese: erano anni di derby a porte aperte. Ci contendevamo la promozione proprio con la Cavese e avevamo quattro punti di vantaggio in classifica. A Pagani pareggiamo e mettemmo una seria ipoteca sulla promozione. Resta un’annata indimenticabile».
Quel gruppo aveva un segreto: quale?
«Raffaele Iacuzio teneva molto al gruppo. Ci considerava come una grande famiglia e aveva un’attenzione particolare per il settore giovanile. Forse proprio il gruppo era il nostro segreto. Poi ricordo che tanta gente ci seguiva e ci sosteneva sempre. A distanza di tempo, posso dire con franchezza che ho ancora tanta amarezza per il modo in cui finì l’era Iacuzio».
Parliamo degli anni in cui la sede sociale della Paganese era a Sant’Egidio del Monte Albino. Voi calciatori vivevate Pagani? Com’era la città in quegli anni?
«Io sono stato sempre una persona introversa ma ricordo sempre un ottimo rapporto con la piazza e con i tifosi. Poi, si sa, i tifosi sono stati sempre giustamente esigenti. Devo confessare che assistere alla presentazione del libro lo scorso anno e rivedere tutti insieme tanti personaggi legati alla Pagani sportiva è stata un’emozione particolare».
La Paganese oggi per restare in Lega Pro dovrà passare per la tagliola dei playout. Azzardiamo una previsione?
«Spero vivamente che la squadra riesca a salvarsi: lo meritano la città e la piazza. Purtroppo per impegni professionali non sto seguendo più da vicino le sorti della squadra ma spero di tornare allo stadio quanto prima. Un grosso in bocca al lupo a tutti!»
Barbara Ruggiero
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