OGGI TERMINA IL CAMPIONATO: SONO SOLO BRIVIDI, QUELLI CHE TORNEREMO A VIVERE
26 aprile 2020, il calendario dice "ultima giornata" di Serie C. Come sarebbe stata?
Dal giorno in cui sono stati stilati i calendari di Serie C, c'è una data che ho idealmente cerchiato in rosso nella mia testa: 26 aprile 2020. E non perchè in programma ci fosse qualche gara particolare, ma perchè oggi - esattamente intorno a quest'ora - si sarebbe celebrata l'ultima giornata del campionato di terza serie. Il racconto che segue è frutto della fantasia dell'autore, al quale manca tremendamente quell'appuntamento settimanale.
L'ultimo turno di una stagione calcistica è un po' come l'ultimo giorno di scuola. C'è chi festeggia e fa passerella, ormai certo della promozione a pieni voti, chi sorride perchè un altro anno è andato via e l'ha scampata pure stavolta (magari per il rotto della cuffia), chi pensa che avrebbe potuto fare di più, chi non ce l'ha fatta e chi invece dovrà attendere "gli esami di recupero" che inizieranno di lì a poco. Il campionato di Serie C termina oggi, 26 aprile 2020, presto, troppo presto. Terminare un campionato a fine aprile significa avere un'estate ancora più lunga rispetto agli anni passati. Almeno stavolta c'è il palliativo degli Europei, con la Nazionale di Mancini che c'è e vuole recitare un ruolo da protagonista, dopo la delusione di aver saltato i Mondiali di Russia due anni fa.
Ma la Serie C è un'altra cosa, è quel calcio più genuino, che sento più vicino, quello che ho raccontato per un altro anno ancora, anche grazie a Eleven Sports che mi ha fatto girare stadi e città. E così, prima di indossare per l'ultima volta le cuffie, penso ai posti che ho visitato quest'anno, a cominciare dal San Nicola di Bari in un'afosa domenica estiva di agosto per la Coppa Italia. Oggi mi tocca Paganese-Potenza, all'andata al Viviani - stadio in cui ho "esordito" quest'anno in telecronaca - la spuntò di misura la formazione lucana ma la squadra di Erra avrebbe meritato di più. Chissà se nella post season mi capiterà di commentare ancora qualche altra partita, nel frattempo mi godo questa. Una sfida che l'anno scorso è stata ricca di gol e colpi di scena (da 3-1 per gli azzurrostellati a 3-4), ma io non c'ero. A me le gare piene di reti non capitano, preferisco i tanti 0-0 che ho dovuto mandare giù fra gennaio e febbraio.
Ovviamente anche quest'anno ho raccontato più da vicino la Paganese, in una stagione completamente diversa rispetto alle ultime due. Dopo due anni di sofferenza, gli azzurrostellati hanno disputato il loro onesto campionato, togliendosi delle belle soddisfazioni (come le vittorie interne su Avellino e Catania), ma anche sfoderando prestazioni non all'altezza. Ci sta, in un percorso di crescita che stavolta si è registrato. Negli ultimi due anni, all'ultima giornata la Paganese doveva certificare solo la presenza nei playout, quest'anno la salvezza è stata raggiunta con largo anticipo e meritatamente. Merito di una squadra che è partita tardi ma è diventata presto gruppo, plasmata da un tecnico competente come Erra e da giocatori che hanno saputo calarsi subito nella parte, con una società che ha voluto fare cose diverse. Certo, se a gennaio fosse arrivato qualche innesto in più magari si poteva sperare di guadagnarsi un posto al sole. Ma tutto è ancora possibile, in questi ultimi 90'. Ci sono delle combinazioni che tengono lo spiraglio playoff ancora aperto. Allo stadio c'è una grande festa, ci sono i bambini nel Settore Distinti, i primi lavori in Tribuna perchè in estate sarà costruita la copertura. Ognuno ha dei piccoli riti: il solito posto, il classico "Borghetti" con gli amici di sempre, una chiacchierata, "chi prendiamo l'anno prossimo?", il mercato che già impazza pur non essendo ancora finita formalmente questa stagione. Ci sono striscioni per l'allenatore e i calciatori, in particolare per Scarpa che forse giocherà un altro anno ancora per raggiungere le 200 presenze in azzurrostellato e il terzo posto (almeno) nella classifica dei bomber di sempre, visto che gli mancano pochi gol. Lo speaker annuncia per l'ultima volta le formazioni ufficiali, le squadre scendono in campo con i Coldplay in sottofondo.
I 90' volano, nonostante tutti - compresi i giocatori - vorrebbero che non finissero mai. Perchè su quel prato verde, su quegli spalti, con quelle cuffie in testa sebbene il caldo, si sta proprio bene. Proprio ora che iniziavano le belle giornate, è un peccato restare in casa. L'arbitro fischia tre volte, i "titoli di coda" per l'ultima volta, un occhio ai risultati dagli altri campi per capire se ci sarà un'appendice di stagione oppure no. Intanto in Curva Nord è già partito il coro, quello che ha fatto il giro del web (specie dopo la gara con l'Avellino), quello che non conosce risultato, con i giocatori uno accanto all'altro ad abbracciarsi ed un settore intero a saltare e cantare all'unisono. Un telefonino per immortalarlo e conservarlo. La tecnologia umana non ha bisogno di dispositivi, ha tutto già impresso. Sono brividi, indipendentemente dai colori...quelli che ritorneremo a vivere, prima o poi.
Danilo Sorrentino
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